L'eruzione

Nel 79 d.C. un boato improvviso interruppe lo scorrere quotidiano della vita alle falde del Vesuvio. Una colonna di materiale vulcanico si elevò fino a raggiungere i 14 km di altezza rilasciando una pioggia di lapilli e pomici che, mossa dal vento, iniziò a depositarsi su Pompei e i vicini centri abitati. Era l’inizio della catastrofe. In poche ore il vulcano rilasciò una quantità impressionate di materiale piroclastico che trasformerà per sempre il paesaggio dell’area vesuviana. Ercolano fuinvestita dapprima da nubi ardenti con una temperatura di circa 400° che viaggiavano ad una velocità di oltre 80 km orari e poi da colate di fango che seppellirono la città sotto una coltre di circa 20 m di materiale vulcanico.

La fuga

Negli anni ’80 dello scorso secolo, sull’antico litorale ercolanese, all’interno delle arcate che si aprivano sulla spiaggia, vennero alla luce i corpi di oltre trecento fuggiaschi che nella notte dell’eruzione avevano abbandonato le loro case scappando verso il mare sperando nell’arrivo di soccorsi. La loro aspettativa fu vanificata da una nube ardente che bruciò per sempre i sogni e le speranze di queste persone. Particolarmente toccante fu la scoperta del corpo di una giovane donna incinta e prossima al parto; dalla stessa furono recuperati i resti di un bambino mai nato di circa otto mesi. Il corpo di un’altra donna, riccamente adorna di orecchini, anelli e bracciali fu presentato dalla stampa dell’epoca come quello della “Signora dei gioielli”.

I soccorsi

La scoperta più importante nell’area dell’Antica Spiaggia fu fatta il 3 agosto del 1982 quando nella zona davanti alle Terme Suburbane iniziò ad emergere dal fango vulcanico la chiglia di una barca rovesciata dalla furia dell’eruzione. L’imbarcazione, lunga oltre 9 m, somigliava ad un moderno gozzo, era equipaggiata con tre coppie di rematori e guidata da un timoniere. Secondo le più recenti interpretazioni potrebbe essere una lancia militare della flotta guidata da Plinio il Vecchio, salpata da Miseno per prestare soccorso alla città minacciata dall’eruzione. Questa suggestiva ipotesi è suggerita dal fatto che, a poca distanza dalla barca, si rinvenne lo scheletro di un ufficiale che indossava un cinturone da cui pendevano un fodero con la spada ed un pugnale.