Il cittadino

Essere cittadino romano era uno dei traguardi più ambiti nella società romana. La cittadinanza romana comportava privilegi, e consentiva l’accesso alle cariche pubbliche e alle varie magistrature, ma anche il diritto di votarle, quindi di partecipare alla loro definizione, così come il diritto di arruolarsi nelle legioni. Inoltre un romano oltre a vantaggi sul piano fiscale aveva diritto ad essere giudicato secondo l’avanzatissimo diritto. Quindi il cittadino era contemporaneamente un soldato, un contribuente, un elettore o un possibile candidato. Ogni cittadino occupava un ruolo ben preciso in base al reddito, che era il più importante dei parametri considerati.
Ad Ercolano le iscrizioni, i graffiti e le tavolette cerate permettono di individuare la presenza di circa 750 cittadini maschi adulti su una popolazione di 4.000 abitanti compresi gli schiavi. Tra i più illustri cittadini di Ercolano si ricordano Marco Nonio Balbo e Lucio Mammio Massimo, alcuni provenienti da Roma, altri molto influenti anche nella capitale dell’Impero.

Il politico

Essere cittadino romano schiudeva le porte alla carriera politica. Questa si sviluppava attraverso una serie di incarichi in successione che il politico doveva sostenere. I cittadini erano divisi in tre classi (ordine senatorio, equestre e plebei), i membri di ciascuna classe potevano fare una distinta carriera politica, ma le magistrature più importanti erano disponibili solo per i cittadini dell’ordine senatorio. Sui rappresentanti dell’ordine senatorio e di quello equestre gravavano in misura prevalente sia l’esercito, dato che erano in grado di pagarsi le armi e che dovevano essere i più interessati alla difesa del territorio, che il fisco: essendo i più ricchi erano ritenuti i meno interessati a rubare. Ad Ercolano tra le diverse famiglie legate alla gestione della città che avevano origine ercolanese troviamo i Numisii, i Mammii, i Clodii, mentre i Nonii Balbi erano di Nocera, gli Octavii erano originari di Napoli, gli Stlacii di Pozzuoli ed i Nasennii di Capua.

Il liberto

I liberti erano quelle persone che erano state liberate dalla servitù. Se lo schiavo liberato aveva più di 30 anni, ed era stato liberato secondo le procedure legali, diventava cittadino romano. La legge prevedeva per i liberti una serie di limitazioni, non dava loro il potere di fare testamento, né di acquisire proprietà per testamento. I liberti di Ercolano conservavano gelosamente i documenti che attestavano l’acquisita libertà, come è stato scoperto nella Casa del Salone nero. Dopo la liberazione il padrone diventava protettore del liberto. Il nuovo vincolo comportava una serie di obblighi e di prestazioni gratuite di manodopera da parte del liberto. Questi poteva svolgere attività economiche indipendenti ma non poteva accedere alla carriera politica. I liberti più ricchi ed influenti potevano solo entrare a far parte del collegio degli Augustales, deputati al culto imperiale. Nonostante ciò in epoca imperiale alcuni liberti, trafficando nei commerci o con il prestito ad usura, riuscirono ad accumulare grandi ricchezze. Ad Ercolano conosciamo il nome di circa 300 liberti, che per circa la metà risultano provenienti dalla Grecia e che appaiono pienamente inseriti nel tessuto economico e commerciale della città.