Le terme

Nelle antiche città romane le terme erano uno dei luoghi più frequentati sia dall’elite che dal ceto medio della popolazione. Ad Ercolano sono stati riportati alla luce tre grandi edifici termali. Le prime, conosciute come Terme Centrali, avevano una sezione maschile e una femminile e mostrano ancora ben conservata sia la successione degli ambienti termali che la loro decorazione. Eccezionale è anche lo stato di conservazione delle Terme Suburbane, a ridosso del litorale della città, con il suggestivo atrio d’ingresso e l’interessante e innovativo sistema di riscaldamento dell’acqua con caldaia in bronzo presente al centro della vasca. Lo stesso sistema era utilizzato anche nel terzo edificio termale di Ercolano individuato nell’Insula Nord-Occidentale nel corso degli scavi degli anni ’90 del 900.

La palestra

La Palestra di Ercolano è accessibile direttamente dal V Cardo attraverso un ingresso monumentale che in antico era decorato con un soffitto voltato punteggiato da stelle dipinte. L’edificio si caratterizza per la presenza di un ampio giardino alberato con al centro la piscina a quattro bracci che formano una croce. Su tre lati è delimitato da portici con colonne, mentre a Nord, un corridoio voltato sostiene una terrazza su cui si aprono una serie di stanze che, a giudicare dalla decorazione, dovevano avere importanti funzioni pubbliche e di rappresentanza. Solo una parte di quest’importante edificio è stata riportata alla luce durante gli scavi condotti a cielo aperto. Verosimilmente si tratta di una struttura polifunzionale, sul modello del ginnasio greco, progettato fin dalla fase originaria per l’educazione dei giovani ercolanesi, capace di accogliere sedi di associazioni e corporazioni sportive e religiose, oltre ad alcuni grandi ambienti dedicati al culto. Sulla facciata verso la strada si aprivano officine e botteghe date in fitto.

Il teatro

Un grande edificio per spettacoli teatrali si ergeva nella zona Nord-occidentale della città di Ercolano, nei pressi della piazza del Foro. Venne costruito in età augustea da uno dei magistrati più influenti, L. Annius Mammanius Rufus, e il progetto affidato all’architetto P. Numisius. L’edificio è costituito da un emiciclo di oltre 50 m, diviso verticalmente in tre settori in cui potevano trovare posto circa 2.500 persone. Ricchissima era la decorazione con marmi policromi e statue utilizzate per abbellire la scena e le altre parti monumentali della struttura. Molte di queste vennero recuperate durante gli scavi settecenteschi per cunicoli e oggi si possono ammirare nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Oggi giace ancora sepolto sotto la coltre vulcanica ed è visitabile attraverso l’intricata rete delle gallerie scavate nel XVIII secolo.