I mestieri

Come in un mercato mediorientale una sinfonia di suoni, un arcobaleno di colori e un’immensità di odori riempivano le strade di Ercolano. Lungo le vie il vociare dei mercanti e degli acquirenti risuonava incessantemente durante la giornata. Dalle botteghe che si affacciano direttamente sui marciapiedi il panettiere, il venditore di generi alimentari, il “gioielliere”, il vetraio, il fabbro e l’oste cercavano di accaparrarsi il maggior numero di clienti invitandoli ad entrare utilizzando, talvolta, anche delle vere e proprie insegne pubblicitarie. È il caso di una bottega situata lungo la strada principale della città che sul pilastro d’ingresso esponeva un pannello affrescato raffigurante quattro brocche di diverso colore con l’indicazione del prezzo dei vari tipi di vino in esse contenute. Conosciamo anche i nomi di alcuni degli artigiani di Ercolano come il panettiere Sextus Patulcius Felix.

Il mercato

La strada più grande e più importante dell’antica Ercolano è il cosiddetto Decumano massimo. Il tracciato collega la parte orientale della città con quella occidentale dove è ubicato il Foro cittadino, su cui si affacciavano numerosi edifici pubblici. Al momento dell’eruzione non presentava il consueto basolato delle strade romane ma una superficie in terra battuta bordata da due canalette per il deflusso delle acque. Al centro della strada alcuni fori servivano per infiggere pali di legno utilizzati per stendere i tendaggi sotto cui si svolgeva il mercato cittadino. La strada era infatti interdetta al traffico dei carri e i proprietari delle botteghe potevano occuparla con banchi di vendita su cui esporre la loro merce.

L'acqua

Un punto d’incontro degli antichi ercolanesi erano certamente le fontane pubbliche disposte agli incroci delle strade. Si tratta di vasche in pietra calcarea decorate con figure di divinità tra cui si riconoscono Nettuno, Ercole, Minerva e Venere. Venivano alimentate attraverso un complesso sistema di tubi di piombo collegati all’acquedotto pubblico. Lungo le strade, e in particolar modo lungo la parte settentrionale del IV Cardo, questi condotti sono ancora ben visibili e servivano a portare l’acqua corrente nelle case più ricche della città dove alimentavano fontane e giochi d’acqua di ninfei scenografici. L’acqua in eccesso scorreva lungo canalette di terracotta e veniva utilizzata per pulire il basolato stradale e gli scarichi dei bagni; da qui passava poi nella fogna pubblica per essere convogliata verso il mare. L’acqua piovana non andava sprecata: nell’atrio delle case si trova una vasca (impluvium) per la raccolta dalle falde del tetto (compluvium) collegata ad una cisterna sotterranea.